Perché anche stanotte non ho chiuso occhio?
Conoscere l’insonnia
Cos’è l’INSONNIA
L’insonnia è un disturbo psicosomatico del sonno piuttosto frequente caratterizzato da una percezione soggettiva di insoddisfazione per la quantità e/o la qualità del sonno, da difficoltà di addormentamento, da numerosi e prolungati risvegli notturni e/o risvegli precoci che impediscono un sonno ristoratore e di buona qualità.
Il termine “insonnia” deriva dal latino “in” (no) e “somnus” (sonno) ed è stata descritta per la prima volta da Johann Heinroth nel 1818 il quale mise in evidenza l’esistenza di numerose strette relazioni bidirezionali tra disturbi mentali e disturbi del sonno [1].
È una condizione presente nel 15-20% della popolazione italiana, percentuale che raddoppia se si includono persone che hanno più di 65 anni [2], con tassi più elevati riscontrati nel genere femminile in quanto alcune fasi della vita come la gravidanza e la menopausa sono più frequentemente associate all’insorgenza di questo disturbo.
La qualità del sonno gioca un ruolo essenziale nel benessere generale. Non dormire regolarmente può avere un impatto piuttosto significativo sia sulla salute mentale e fisica che sulla qualità della vita.
Come classificare l’INSONNIA
L’insonnia viene classificata in base alla durata, secondo le linee guida del DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders- 5rd edition) [3] e del ICSD-3 (International Classification of Sleep Disorders- 3rd edition) [4].
Si parla di insonnia acuta (occasionale) quando i sintomi persistono per un breve periodo di tempo (qualche giorno/qualche settimana), mentre per poter parlare di insonnia cronica (a lungo termine), che rappresenta una condizione più complessa dell’insonnia occasionale, è fondamentale che i sintomi si manifestino per almeno 3 mesi.
Lo stress e i fattori ambientali (rumore, luce, temperatura e consumo di sostanze ad azione eccitante) giocano un ruolo di primaria importanza nell’insorgenza dell’insonnia Acuta, di contro l’insonnia Cronica si presenta in comorbidità ad altre condizioni mediche quali ipertensione, disturbi cardiaci e dell’umore, diabete e cancro.
I sintomi
I sintomi che caratterizzano l’Insonnia possono essere suddivisi in:
- Sintomi o indicatori notturni: difficoltà ad addormentarsi dopo essere andati a letto, difficoltà a mantenere il sonno (risvegli frequenti e precoci), sonno non ristoratore o di scarsa qualità.
- Sintomi diurni: astenia, ansia, irritabilità e disturbi dell’umore, difficoltà di concentrazione e memoria, difficoltà sociali/occupazionali, cefalea, nausea e dolori muscolari.
Per poter parlare di Insonnia è necessario che questi sintomi si presentino per almeno 3 notti a settimana per almeno 3 mesi.
Il sonno nell’arco della vita
Il fabbisogno delle ore di sonno dipende da vari fattori tra cui: l’età, lo stile di vita, le condizioni di salute e i periodi (stagionali) dell’anno.
- I neonati necessitano dalle 16 alle 20 ore al giorno di sonno distribuito nell’arco delle 24 ore
- I bambini dalle 9 alle 13 ore
- Gli adolescenti dalle 8 alle 10 ore
- Nei giovani e negli adulti la durata media delle ore di sonno è di circa 8 ore per notte anche se è possibile osservare una riduzione di tali ore dovuta ai ritmi lavorativi ed allo “stress” della vita quotidiana [5].
Le cause dell’insonnia: modello delle 3 P
Per spiegare le cause dell’insonnia si può fare riferimento ad uno dei modelli eziologici dell’insonnia, il “MODELLO DELLE 3P” noto anche come modello Spielman (1987), che si basa sull’interazione di tre fattori: fattori predisponenti, precipitanti e perpetuanti [6].
Tra i fattori predisponenti ritroviamo l’età avanzata, il genere, la familiarità e le caratteristiche individuali.
I fattori precipitanti rappresentano la causa vera e propria dell’insorgenza del disturbo del sonno soprattutto per chi ha una predisposizione genetica; possono essere ricollegati ad eventi stressanti e/o traumatici (perdita di una persona cara), problemi relativi alla salute, al lavoro e alle relazioni sociali.
Quando si manifestano i primi sintomi dell’insonnia entrano in gioco i fattori perpetuanti che alimentano tale disturbo. Questi fattori comprendono i comportamenti disfunzionali (sforzarsi di dormire, effettuare sonnellini diurni) che il soggetto attua per cercare di dormire, le credenze negative sulla propria qualità del sonno che inducono ed alimentano l’ansia e la paura rispetto alla mancanza di sonno (apprensione nel dover affrontare la giornata dovuta ad un sonno non ristoratore).
Ritmo circadiano e fasi del sonno: non-REM e REM
La regolazione del sonno avviene attraverso l’attivazione del processo fisiologico noto come “ritmo circadiano o orologio biologico” che regola l’alternanza sonno/veglia in base agli stimoli provenienti dell’ambiente esterno (successione luce/buio). Il ritmo circadiano determina la produzione e il rilascio della melatonina (ormone secreto dalla ghiandola pineale) che migliora la qualità del sonno, riduce lo stress e induce il rilassamento; per questo motivo viene utilizzata come farmaco nel trattamento dell’insonnia.
Il corpo umano attraversa due fasi del sonno: sonno con movimenti oculari non rapidi (non-REM) e sonno con movimenti oculari rapidi (REM). Durante la fase non -REM il sonno diventa via via sempre più profondo e l’organismo si rigenera. Durante la fase REM invece si osserva un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria e si sogna. Il corpo attraversa le due fasi circa 4-6 volte ogni notte [7].
L’insonnia e i disturbi ad essa correlati rappresentano un vero e proprio problema sociale e sanitario in quanto la privazione del sonno determina un’alterazione delle prestazioni diurne compromettendone l’attenzione e la concentrazione. Nella maggior parte dei casi, l’insonnia viene sottovalutata da parte del paziente stesso e di conseguenza non tempestivamente diagnosticata.
Per poter risolvere il problema è opportuno prenderne coscienza. E tu, hai problemi di insonnia? Fai il test!
[1] Steinberg H, Hegerl U. Johann Christian August Heinroth on sleep deprivation as a therapeutic option for depressive disorders. Sleep Med. 2014 Sep;15(9):1159-64
[2] Proserpio P, Biggio G, Ferri R, Girardi P, Agostoni EC, Manni R, Minervino A, Palagini L, Plazzi G, Nobili L, Arnaldi D. Insomnia in primary care: a survey conducted on Italian patients older than 50 years-results from the “Sonno e Salute” study. Neurol Sci. 2022 Nov;43(11):6487-6494
[3] American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, DSM-5. American Psychiatric Publishing, Washington, DC, 2013
[4] American Academy of Sleep Medicine. ICSD-3—International Classification of Sleep Disorders. American Academy of Sleep Medicine, Chicago, 2014
[5] Chaput JP, Dutil C, Sampasa-Kanyinga H. Sleeping hours: what is the ideal number and how does age impact this? Nat Sci Sleep. 2018 Nov 27;10:421-430
[6] Perlis, M., Shaw, P. J., Cano, G., & Espie, C. A. (2011). Models of insomnia. Principles and practice of sleep medicine, 5(1), 850-865
[7] Institute of Medicine (US) Committee on Sleep Medicine and Research. Sleep Disorders and Sleep Deprivation: An Unmet Public Health Problem. Colten HR, Altevogt BM, editors. Washington (DC): National Academies Press (US); 2006
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