L’ANSIA è “PINK”
La donna è diversa dall’uomo!
Si potrebbe pensare che come la maggior parte delle patologie, l’ansia sia uno “status democratico” in quanto uniformemente distribuito e che non tiene conto del genere, della condizione socioeconomica e dell’età.
In realtà, i risultati provenienti da una recente raccolta di studi hanno dimostrato che la prevalenza del disturbo “d’ansia” è maggiore nelle donne rispetto agli uomini, differenza che si verifica non solo negli adulti ma anche negli adolescenti [1]. Questa maggiore prevalenza, correlata il più delle volte alle influenze culturali, antropologiche e sociali, ha un’origine legata a fattori neurobiologici. Infatti, dal punto di vista biologico, si è portati a “soffrire” in maniera diversa.
Questo divario di genere potrebbe essere il risultato di differenze nelle fluttuazioni ormonali che caratterizzano le varie fasi della vita che vanno dall’adolescenza alla menopausa e che quindi possono generare ansia e depressione. Ciò significa che la gestione di tali disturbi varia in relazione ai cicli ormonali.
Anche dal punto di vista neurologico la donna è diversa dall’uomo. Studi hanno dimostrato che nelle donne l’attivazione dell’amigdala (area cerebrale coinvolta nella gestione dei processi mnemonici e della paura) è maggiore se sottoposta a stimoli visivi emotivi, suggerendo una sensibilità più sviluppata verso le emozioni negative. Infatti, nei soggetti femminili è presente un’alterata anatomia di questa regione che gioca un ruolo preponderante nella regolazione dell’emozione [2].
Prendendo in considerazione i dati analizzati in uno studio pubblicato dal dottore Cerasa, le donne portatrici di una variante genetica del gene 5-Httlpr, gene che regola l’espressione del neurotrasmettitore serotoninergico, sono più ansiose rispetto agli uomini aventi la stessa variante in quanto si osserva una disregolazione del neurotrasmettitore stesso [3].
La donna è caratterizzata da un innato processo di “overthinking”, ovvero un continuo rimuginare di pensieri, non del tutto logici e molto spesso negativi, che aggrovigliandosi riempiono la mente e sfociano in atteggiamenti ansioso/depressivi. Pensare troppo non solo non aiuta a risolvere i problemi ma tende a complicarli, creando così un effetto imbuto che non permette di pensare in maniera libera ed esprimere le proprie emozioni. Di conseguenza si può affermare che l’ansia così come altre patologie prettamente femminili (anoressia e bulimia) è un disturbo “internalizzante” ovvero una condizione che colpisce chi tende ad interiorizzare tutto quello che succede intorno a sé!
Il disturbo d’ansia nel genere maschile invece è sotto-diagnosticato e si manifesta attraverso emozioni quali irritabilità, rabbia e impulsività (disturbo “esternalizzante”) [4].
Riconoscere che “l’ansia è pink” è un’importante consapevolezza che si rende necessaria al fine di evitare che questo disturbo diventi cronico. Intervenire, tenendo conto di tutte le diversità sociali e biologiche, in modo mirato e tempestivo, permette un approccio terapeutico sicuramente più efficace.
Bibliografia
[1] Farhane-Medina NZ, Luque B, Tabernero C, Castillo-Mayén R. Factors associated with gender and sex differences in anxiety prevalence and comorbidity: A systematic review. Sci Prog. 2022 Oct-Dec;105(4):368504221135469. doi: 10.1177/00368504221135469
[2] McRae K, Ochsner KN, Mauss IB, Gabrieli JJD, Gross JJ. Gender Differences in Emotion Regulation: An fMRI Study of Cognitive Reappraisal. Group Process Intergroup Relat. 2008 Apr;11(2):143-162. doi: 10.1177/1368430207088035
[3] https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=18214
[4] Rosenfield, Sarah. “Gender and dimensions of the self: Implications for internalizing and externalizing behavior.” (2000)
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