EFFETTI NEUROPSICHIATRICI DA LOCKDOWN

In piena fase pandemica da infezione da SARS-COVID2, si registra un aumento dell’attenzione per gli effetti neurologici e psichiatrici sulla popolazione in questo delicato periodo.

Effetti legati alla diffusione del virus nel sistema nervoso centrale

A questo proposito, bisogna registrare due tipi di effetti:

  1. Effetti diretti, legati alla diffusione del virus nel sistema nervoso centrale.
  2. Effetti indiretti, legati a condizioni come la quarantena, l’isolamento sociale, la preoccupazione per l’immediato futuro.

Effetti legati alla diffusione del virus nel sistema nervoso centrale

Dopo una fase iniziale in cui ci si è concentrati sulle manifestazioni respiratorie dell’infezione, con un range di gravità variabile fino alla grave e talvolta fatale “polmonite interstiziale”, nelle ultime settimane è emerso un quadro clinico di coinvolgimento diffuso di vari organi e sistemi. Tra questi, anche il sistema nervoso. In questo caso, i disturbi descritti sono stati molto variabili, dalle “semplici” anosmia e ageusia (disturbi dell’olfatto e del gusto), fino ad un quadro grave di ictus cerebrale ed infezioni del sistema nervoso centrale (encefaliti) e periferico. L’infezione da SARS-COVID2 è infatti in grado di scatenare una reazione infiammatoria grave che può interessare anche il sistema nervoso. Attenzione, dunque, alla comparsa di sintomi di natura neurologica, anche una apparentemente banale e improvvisa perdita del gusto, poiché in questo periodo non si può escludere l’associazione con infezione virale.

Effetti neuropsichiatrici indiretti della pandemia

Su questi si sta finalmente innalzando il livello di attenzione, tanto che sono stati inclusi nella task force ministeriale anche psicologi.

Una serie di lavori ha documentato un incremento dei livelli di ansia e depressione del tono dell’umore nella popolazione. Un interessante studio ha preso in esame i posts su Weibo, un sito di microblogging cinese (a metà fra Facebook e Twitter), analizzando parametri come la frequenza di parole chiave utilizzate e di indicatori emozionali e cognitivi. I risultati hanno mostrato un incremento di post associati a emozioni negative (ansia, depressione, incertezza sul futuro). Dai risultati di questo studio sono partite una serie di iniziative di intervento per affrontare un rischio di eventi psichiatrici anche più gravi sulla popolazione generale.

[ Scarica lo studio sui Weibo Users | PDF ]

Uno studio condotto dal nostro gruppo di ricerca (Tagliavia et al., in preparation; Università degli Studi di Palermo in collaborazione con NeuroTeam), ha evidenziato la presenza di gravi disturbi ansiosi e depressivi, nel 18% della popolazione sottoposta a quarantena nelle ultime settimane. Un dato interessante emerso è la correlazione inversa tra questi disturbi e la pratica di attività fisiche associate a meditazione e rilassamento, come Mindfulness e Yoga, che sembrerebbero dunque rivestire un ruolo “protettivo” dall’emergenza di questi disturbi.

Un altro studio del nostro gruppo (Oliveri et al., in preparation) ha messo a confronto presenza di disturbi nel controllo delle emozioni negative con la capacità di attivare specifiche parti del cervello, le regioni prefrontali. L’obiettivo è quello di dimostrare che le persone con migliore capacità di attivare quelle regioni del cervello, coinvolte nella programmazione, risoluzione di problemi, capacità di inibire risposte inappropriate, sono anche più efficienti nel controllare la presenza di disagio psicologico e disturbi neuropsichiatrici in questo periodo pandemico.

[ Scarica lo studio | PDF ]

Da queste osservazioni emerge un suggerimento di carattere generale per controllare e/o impedire l’insorgenza di gravi disturbi di ansia o depressione: esercitarsi in attività di “problem solving”, come cruciverba, rebus, videogiochi di strategia…Una serie di studi ha a questo proposito indicato nel gioco Tetris uno strumento efficace per il controllo delle emozioni negative.

Un commento a parte meritano i disturbi del sonno che interessano una discreta percentuale della popolazione in questo periodo. Oltre alla ovvia associazione fra disturbi di ansia e disturbi del sonno, questi ultimi sono presenti anche in individui senza evidenti manifestazioni di ansia e depressione. Il sonno è in qualche modo un processo rielaboratore di esperienze quotidiane. Un bombardamento mediatico su contagi, persone decedute, incertezze sulla “fase 2” mantiene attivi gli interruttori della veglia e dello stato di attivazione, ostacolando invece la fisiologica attivazione degli interruttori della fasi del sonno, specie di quello profondo. Il consiglio in questo caso è quello di curare al massimo l’igiene del sonno (oltre che quella della mani!), non passando troppe ore davanti a videoterminali, specie nelle ore serali, andando a dormire in orari regolari, e riservando “l’approvvigionamento di notizie” sull’epidemia in altri momenti della giornata, non nelle ore serali.

Autore

Massimiliano Oliveri
Massimiliano Oliveri
Professore Ordinario di Neuroscienze Cognitive Università di Palermo. Founder di NeuroTeam, centro di neuroriabilitazione. Founder di Restorative Neurotechnologies, startup biomedicale.